Per quel che mi riguarda, il ruolo del temporary manager è cosa ben diversa dalla consulenza.  Ovviamente esso viene rinforzato dalle esperienze maturate nella consulenza e a queste si sommano le esperienze operative vissute nelle varie aziende.

A differenza del consulente il temporary manager è un operativo, un “dirigente” a tutti gli effetti.

I confini del ruolo del temporary manager e le aspettative della proprietà sono i primi temi di confronto. I margini di libertà in termini di scelte operative ed economiche che competono al temporary manager devono essere fatti chiari sin da subito e condivisi tra le parti. Talvolta, soprattutto quando l’azienda è a gestione famigliare, questo può, nel passare del tempo, generare problematiche gestionali.

L’intervento può focalizzarsi sulla produzione in termini di ricavi e/o di costi, sull’organizzazione dei processi, sulla comunicazione interna, sull’organigramma e sulle funzioni. A seconda degli accordi al temporary manager può essere delegata la scelta dei fornitori, la gestione di un budget per la rivisitazione del prodotto e dei servizi.

I vantaggi di inserire in azienda un temporary manager possono essere diversi. Tra questi si possono elencare:

  • Iniezione di nuova esperienza
  • Riorganizzazione dell’organizzazione, nel suo insieme o per singoli reparti
  • Armonizzare i processi e la comunicazione interna
  • Ridefinire gli obiettivi e le strategie per raggiungere il risultato
  • Introdurre o rivedere strumenti informatici ed attrezzature
  • Rivitalizzare il brand e la sua comunicazione esterna
  • Un approccio assertivo e risolutivo a problematiche di varia natura

La durata della comunicazione può variare dagli obiettivi anche se in generale si sviluppa su base annuale. Al termine del progetto, a seconda degli esiti, il temporary manager potrebbe trasformarsi in consulente, continuando ad orientare l’azienda nella direzione del lavoro precedentemente svolto.