Ospitalità inclusiva: home restaurant e couchsurfing

Ospitalità inclusiva: home restaurant e couchsurfing

12/12/2021

Si dice che nel periodo delle Festività Natalizie siamo tutti più buoni. Sarà per questo che sui social leggo sempre più spesso di forme di ospitalità importate dagli States? O forse è l’effetto Green Pass ( e di recente il Super) che spinge la gente a trovare nuove forme di socialità?

Di certo le varie trasmissioni televisive, che da anni promuovono una sempre maggior cultura enogastronomica, hanno coadiuvato nel portare conoscenza e creatività ai cuochi “dilettanti”. Molto probabilmente tali programmi hanno anche contribuito a far nascere o accrescere la passione per i fornelli. E’ quindi probabile che molte persone ne abbiano intravisto un’opportunità economica.

E’ anche vero che il green pass ha sconvolto la vita a quelli che han deciso di non sottostarvi. Per chi ha spazi e capacità l’Home Restaurant è diventato una fonte economica alternativa. Non solo. Al piacere della tavola si può quindi affiancare anche la condivisione di valori e visioni.

Il social eating è una delle due formule attraverso le quali si esprime l’home restaurant. Si tratta infatti di un momento enogastronomico che, oltre a voler far gustar le specialità locali, ha come fine quello di conoscere nuove persone.

L’altra formula è il tourist eating, pensata per quei turisti che vogliono assaporare delle specialità locali proposte così, come si tramandano da generazioni, in famiglia.

All’Home Restaurant, come formula inclusiva di ospitalità, si affianca il Couchsurfing. E’ un servizio di ospitalità nostrana, semplice, che ha come fine quello di creare rete tra persone disponibili ad ospitare quel viaggiatore – turista che a sua volta ospiterà qualche altro couchsurfer.

Il Couchsurfing rappresenta una forma di turismo no-profit. Anch’essa nata in U.S.A.( https://www.couchsurfing.com/), vuole unire persone che condividono valori e stile di vita.

Mentre il Couchsurfing è mosso quindi da finalità “senza scopo di lucro”,  l’home restaurant è un vero e proprio business che però sembra essere caratterizzato da un vuoto legislativo.

Lasciando da parte l’aspetto economico, credo sia interessante notare che, soprattutto in questo periodo storico, sembra esservi una crescente apertura, nel cuore e nella mente di un sempre maggior numero di persone, all’inclusione, all’accoglienza. Vi è una grande voglia di socialità e soprattutto il bisogno e il desiderio di avere scambi con quelle persone e quei gruppi verso i quali ci si sente affini.

Non a caso si parla di affinità elettive, ossia quei moti, quelle passioni che nascono dall’anima, la quale s’impone sulla ragione, e che portano le persone a nutrirsi di quelle situazioni genuine ed autentiche che, fino alla metà del secolo scorso, erano presenti nella vita di un comune cittadino. I miei nonni mi raccontavano di quando, soprattutto durante l’inverno, era abitudine ritrovarsi nelle stalle, riscaldate dalle mucche e dai maiali, per scambiare qualche parola con i paesani. Ecco, certe forme di socialità sembra stiano tornando, una ri-umanizzazione del valore della condivisione e degli scambi. Tanto per non parlare di experiences…

Buone Feste.